17/06/18

scheda

DESCRIZIONE FISICA
this night ain't for the faint of heart
Ha un corpo asciutto, un'altezza discreta ma nella media, una linea longilinea e slanciata che dimostra un esercizio regolare, dei polsi estremamente sottili e una carnagione particolarmente chiara. I lineamenti del viso non sono troppo delicati: la parte inferiore del volto è più larga di quanto dovrebbe, il mento un po' piccolo, la bocca leggermente larga. I capelli rosso fuoco, mossi e lunghi fino alle spalle, e un paio di occhi di un azzurro estremamente chiaro le danno un tocco particolare, un'aria distante e affilata. Gli anni non sembrano modificarne l'aspetto.
Tiene le unghie corte e le smalta ogni tanto. Una lievissima ipermetropia la costringe a indossare gli occhiali quando legge a lungo. 
Indossa perlopiù abiti dal taglio orientale. Pantaloni, camicia e giacca quando è al lavoro, o in alternativa qipao lunghi appena sopra il ginocchio. Vestiti mai troppo aderenti quando invece non sta lavorando - cosa che, comunque, non capita spesso -. Per quanto riguarda i colori, indossa molto il bianco, il nero e il blu in tutte le sue sfumature e tonalità. Ogni cosa che indossa, comunque, è di ottima fattura e qualità (e spesso di costo notevole).

DESCRIZIONE CARATTERIALE
1. 
Appare naturale. Si presenta con sorrisi morbidi e l'indolenza vagamente pigra dei ricchi, nati ricchi, arricchitisi ancora di più. E' elegante e sagace, capace di un sarcasmo estremamente tagliente. Ha modi gradevoli, precisi, ma anche nella leggerezza non rischia mai di sembrare frivola. Il suo background da ingegnere le ha fatto sviluppare un pragmatismo logico impeccabile. Seria sul posto di lavoro, ama la mondanità e le arti, in cui sperpera una discreta parte del suo stipendio a quattro zeri. Anche nel lusso mantiene una certa grazia: non sembra aver necessità di ostentare la ricchezza, ma soltanto di viverla con splendida disinvoltura. Si dice che non vada mai nello stesso locale due volte di seguito.
2. 
Se la chiamano squalo aziendale un motivo deve esserci. Predatrice e priva di scrupoli, dalla moralità assolutamente labile, è costantemente razionale e rigidamente controllata. E' difficile vederla in difficoltà, o anche soltanto in situazioni in cui non voglia mostrarsi. Estremamente territoriale, tende ad appropriarsi dei luoghi nuovi un pezzo alla volta, con spirito da conquistatrice. Soffre la noia e la combatte con ogni mezzo a sua disposizione.
3. 
Ci ha messo decenni di perfezionamento per calibrare ogni angolo della sua immagine esattamente nel modo in cui voleva. Ogni dieci secondi distoglie lo sguardo dal proprio interlocutore perché è consapevole di avere occhi rapaci, aggressivi. Se sorride a labbra chiuse è perché sa di avere denti affilati, e non vuole mostrarli. 
4. 
Odia le persone. Estraniata e straniante, l'universo degli affetti umani è per lei un mistero: capace di sentimenti esclusivamente superficiali, disprezza chi - al contrario di lei - è in grado di percepire il mondo in maniera emozionale. Completamente priva di empatia emotiva, ha dovuto sviluppare invece l'empatia cognitiva.
5. 
Senza ventidue anni di psicoterapia costante alle spalle avrebbe probabilmente ucciso qualcuno. Ma sua sorella sostiene che sia peggio così.


CAPACITA'
  • Tutto ciò che riguarda il suo campo (l'ingegneria), con attenzione particolare alla fase creativa della progettazione.
  • E' una lettrice estremamente rapida e altrettanto avida. 
  • Suona il pianoforte da quando aveva otto anni. 
  • E' perfettamente bilingue (inglese e mandarino), e conosce approfonditamente un buon numero di altre lingue (skill: linguistica)
  • Ha una conoscenza base del corpo umano, più approfondita quando si parla del cervello umano, per quanto perlopiù teorica. Subito dopo la laurea ha seguito un corso di primo soccorso ed è un operatore sanitario di livello secondario certificato (skill: first aid).
  • Ha una moderata passione per le armi da fuoco (che ha imparato ad utilizzare da giovane e per fini del tutto sportivi e hobbistici) e leesplosioni (al livello puramente teorico), tanto che per qualche mese si avvicinò alla delicata scienza delle demolizioni. Non è comunque un'artificiere né una pistolera, e non usa portare con sé armi diverse da una semplice pistola a due colpi da autodifesa.
  • Poche persone ne sono a conoscenza, ma negli anni dell'università era entrata in gruppo di contatori, con cui applicava la matematica basilare per barare al black jack. L'avventura diventò disavventura, ma riuscì a coprirla con una certa maestria.
Vive in una splendida casa in riva al mare, appena fuori Capital City.

STORIA
"E tu come stai?"
"Bene. Io sto sempre bene"
Chiunque sia inserito nella società del Core potrebbe, con poco sforzo, reperire le seguenti informazioni su di lei: Declan Khan, ingegnere e amministratrice fin dall'inizio della sua carriera per la Blue Sun Corporation, ha curato la realizzazione (e spesso progettato lei stessa) diversi prodotti di successo in campo bellico, di difesa e spazionavale*. E' stata CEO di Blue Sun Capital City e di Blue Sun Lòng City, e alcuni specialisti sostengono sia in lizza per la promozione alla Board of Directors dell'azienda. Amante delle arti e della vita mondana, ha sposato di recente Derek Bark, fondatore della Central Cortex News nonché uno degli uomini più ricchi del sistema Central. Alcuni giornali di gossip amano chiamarli i Barkhan. Il loro matrimonio, avvenuto a Xinhion, ha visto tra gli invitati alcune delle persone più importanti del mondo politico, aziendale e d'intrattenimento del Sistema.
And once she was in  bed, she said: "what a fine night! What a good walk! I knew the wolf wouldn't find me!"
"Oh, but you must travel through those woods again and again", said a shadow at the window. "And you must be lucky to avoid the wolf every time, but the wolf... the wolf only needs enough luck to find you once."
THIS STORY IS ABOUT THE WOLF.

I suoi genitori l'hanno amata con una tenacia invidiabile, ma non sono mai riusciti a ricavarne molto, se non trasformarla da una ragazzina amante della vita borderline a una donna che ha trovato nella spietatezza delle corporations il suo habitat naturale. Il suo curriculum è impeccabile, a partire dalla nascita di due lavoratori benestanti, acculturati e riconosciuti nei loro rispettivi ambienti, fino alla nomina di CEO a trentatré anni - la più giovane CEO che fino a quel momento la Blue Sun avesse mai avuto. Ma così come il diavolo si nasconde nei dettagli, anche la stessa essenza di Declan Khan risiede in ciò che non ha mai raggiunto la memoria digitale. Lei, comunque, a differenza di una nutrita serie di psichiatri e terapeuti da cui si fa seguire da quando ha quattordici anni, non si ritiene malata - piuttosto, geneticamente migliorata: un nuovo stadio evolutivo della razza umana.
La modestia non è mai stata tra le sue qualità.
CRONOLOGIA.
2481 - Nasce su Xinhion, a Lòng City, pochi mesi dopo il trasloco della sua famiglia - originaria di Eleria - che si sposterà nel giro di poche settimane a Jutòu. Sua madre un medico, suo padre un importante ricercatore universitario nel campo della chimica.
2486 - Gli insegnanti denunciano ad Alban e Louise il comportamento antisociale e spesso aggressivo della bambina. I genitori liquidano il problema, convinti che si risolverà da solo nel tempo.
2488 - Nasce sua sorella: Nadja Khan. 
2489 - Inizia a studiare pianoforte.
2491 - Nadja si frattura il braccio in due punti cadendo dalle scale. Quando i suoi genitori accorrono in suo aiuto, Declan sta osservando sua sorella dalla cima della rampa. Da quel momento in poi, non le lasciano più insieme da sole.
2493 - Inizia a studiare le lingue.
2494 - Fa la prima scansione cerebrale completa.
2495 - I genitori della Shan Lào Academy esprimono solidarietà nei confronti dei coniugi Arthon, la cui giovane figlia, compagna di scuola e migliore amica di Declan, afflitta da tempo da una profonda depressione, tenta il suicidio senza successo. Poco dopo, senza alcuna connessione al triste evento, Alban e Louise decidono di trasferirsi ad Afghana, Berishan, e lì impongono a Declan di essere seguita da uno dei migliori psicologi della città
2499 - A Corona, un gruppo di ragazzi ubriachi arrivano in macchina, correndo, al Taklan Hospital, unico centro medico prossimo a uno splendido complesso di tenute per le vacanze. Uno dei ragazzi, Blake Erickson, riporta una ferita da arma da fuoco alla gamba. Il danno non è grave, e il ragazzo (caldamente indirizzato da buoni consiglieri) decide di non sporgere denuncia. L'incidente viene liquidato come una ragazzata e presto dimenticato. 
2499 - Pochi mesi dopo, Declan si iscrive alla facoltà di ingegneria meccanica della New London Alliance University.
2501 - Le viene caldamente suggerito di non ripresentarsi mai più sullo skyplex RenoIl suo professore di analisi matematica viene invece trattenuto sullo skyplex. Su New London verrà dichiarato scomparso.
2504 - Si laurea in ingegneria con il massimo dei voti. Lo stesso anno, ottiene un lavoro poco retribuito alla sede di Manhattan della Blue Sun.
2506 - Migliore tra i giovani progettisti, si fa assegnare al settore bellico, in cui aiuta a sviluppare alcune delle armi più avveniristiche destinate alla appena scoppiata guerra.
2507 - I suoi genitori lasciano Afghana, stabilendosi su Eleria, a Gandhì. 
2511 - La guerra finisce senza che lei abbia subito alcun tipo di perdite. Si è invece dimostrata versatile a sufficienza da spiccare agli occhi dei suoi capi non soltanto come un ottimo ingegnere, ma anche come un manager efficace.
2514 - Viene nominata CEO di Blue Sun Capital City. Nel giro di un breve periodo l'attivo cresce notevolmente, e lei viene promossa a guidare un progetto di A.I. in una struttura segreta di Sadrany. 
2515 - Viene riassegnata per qualche mese a Capital City, in qualità di CEO. Lascia l'incarico in favore della posizione di CEO di Lòng City e la possibilità di una promozione alla Board of Directors. Dopo aver firmato un accordo prematrimoniale di ferro, sposa Derek Bark.
2517 - Un ostinato commissario di polizia indaga sull'apparente suicidio di Eric Jensen, un broker indagato che sarebbe stato presto accusato di insider trading per alcuni titoli Weyland e Blue Sun. Tra le varie persone, vengono sentiti anche Declan Khan e Derek Bark. Mentre le indagini proseguono, i due coniugi concordano sulla necessità di prendere provvedimenti: Declan cambia aria, chiedendo nuovamente il trasferimento a Capital City, mentre Derek Bark rimane a Xinhion, dove può tenere sotto controllo le indagini all'interno di Weyland e Blue Sun.

Progetti di cui detiene la paternità:
- Heavy Cruiser classe: Hephaestus
- Khan Type Assault Pod
- ALSS (Advanced Locking Signal Scrambler)
- IdN Chip
- BS Blackhound

“The ones who are insane enough to think that they can rule the world are always the ones who do.” 



07/04/15

cheers

Capital City, Horyzon
Aprile 2517

Alla fine ha permesso a suo marito di entrare in casa. Sedotta dalla sua promessa di seguire le indagini sul suicidio di Jensen e di pianificare una strategia comune, ha fatto preparare la seconda stanza da letto dell'ampia residenza che ha selezionato per sé. Guarda fuori dalla finestra sovrappensiero, mentre piove sul mare e sul lembo di spiaggia che le appartiene. Derek la raggiunge con il suo scotch.

"Era un bel giovane."
"Una compagnia gradevole", concorda.
"Lo vuoi?"

Una volta sposati, ci ha messo un po' a decifrare l'ironia di Derek - non tanto per un onesto interesse a comunicare in maniera ottimale, quanto per la volontà di proiettare all'esterno l'idea di una coppia favolosamente affiatata, perfetta. Tutti i gesti di affetto che ora compie con naturalezza (prendergli la mano passandogli delicatamente il pollice sulle nocche, passargli il palmo sul risvolto della giacca per pettinarne il tessuto, prendergli il braccio quando camminano insieme, sorridergli con complicità, prenderlo blandamente in giro quando sono in compagnia su facezie che ne abbelliscono l'immagine, piuttosto che svilirla) sono tutti movimenti che ha analizzato negli holofilm e in una manciata di coppie prese a modello (tra cui i suoi genitori - ciò che ricorda di loro, quantomeno). 

Lo vuole? Volere è un impegno, un esercizio mentale talvolta estenuante. Declan sa di poter volere solo un certo numero di cose alla volta, e solo cose che è in grado di ottenere. Si conosce a sufficienza da non fare passi da dilettante - sa che ne pagherebbe le spese. Prende il bicchiere tra le dita e fa un sorso distratto. Vuole il ragazzo biondo? Soprattutto, vuole condividerlo con Bark?

"Eric era bipolare", cambia argomento con grazia, ma non si preoccupa di infondere delicatezza nel tono. Il semplice fatto che Derek abbia proposto il matrimonio come un accordo le ha permesso, fin dai primi momenti, di concedersi a un pragmatismo privo di romanticherie e frivolezze. Non che lui sia esattamente come lei, né che la conosca. Ciò che ha dimostrato fino ad ora è, in fondo, adeguato a una personalità spregiudicata, ma pur sempre nei canoni della civiltà. Nessuno si preoccuperebbe di uno squalo chiuso nelle solide mura trasparenti di un acquario.

Almeno fino a Jensen, chiaramente. Scoprire il fianco a suo marito e chiedergli di fornirle un alibi è stato un calcolo affrettato, ma non dettato dalla paura: Declan non conosce la paura. Non ama provare dolore fisico, ma nel modo istintivo con cui anche una pianta lotta per la propria autoconservazione. Ciò che in lei più somiglia alla paura di chiunque altro è, in verità, un sentimento epidermico: il timore di non vincere. Per lei la vita è competizione, e perdere la competizione compromette il fragile equilibrio che vent'anni di psicoterapia le hanno permesso di costruire. Una facciata avvenente di fronte a un'anima trasparente, priva di consistenza. Se Declan Khan fosse un pianeta, i minatori dovrebbero scavare per centinaia di chilometri, fino al suo centro, prima di riuscire a trovare qualcosa di reale.

"Credo lo sappiano, sono andati a parlare col suo medico."
"E le indagini non sono ancora terminate?"
"Non credo stiano cercando un assassino... ma una pista verso il suo collaboratore nella Blue Sun. L'indagine è ancora focalizzata sull'insider trading."

Declan rimane in silenzio.

"Non sembri sollevata."
"Né sono preoccupata."
"Declan."

Lui ne cerca lo sguardo, e non fa fatica a trovarlo. Non ci sono sorrisi ad addolcirne gli spigoli rapaci, a smussarne la ferocia alienante dei muscoli compatti dietro la pelle candida, quasi priva di rughe.

"Spero tu sappia che tutto questo non cambia niente tra di noi."

La premura nel suo tono le fa vibrare le labbra verso l'accenno di un sorriso pungente, scosceso.

"Un broker bipolare sulla via del tracollo a causa di un'accusa per crimini finanziari si suicida, e tu pensi che sia stata io ad ucciderlo", riflette ad alta voce, con delicatezza. Sospira con una rassegnazione lieve, contraffatta. Contro il suo palato anche l'omicidio assume un suono pieno di grazia fatale. "Un giorno sarai tu a morire d'infarto, e qualcuno penserà la stessa cosa", prevede quietamente, le labbra mosse da una dolcezza simmetrica. Declan solleva il bicchiere, lo fa tintinnare contro quello già vuoto di suo marito. "Cin cin".

01/04/15

petals


Sono quasi le dieci quando, cambiatasi e pronta a lasciare l'ufficio, il sistema cortex fisso segnala l'arrivo di una holo-chiamata da un contatto che non le è sconosciuto. Se sulle prime è tentata di non riceverla, riflette che - a quell'ora - potrebbe trattarsi di qualcosa di rilevante sulle indagini che la hanno allontanata da Xinhion. Inspira a fondo, si siede alla scrivania e prende la chiamata.


Derek, a parsec di distanza, riceve l'immagine olografica del mezzobusto di una donna che sembra avere ancora trentatré anni. Indossa un abito elegante, da sera, ha gli occhi truccati e le mani sottili poggiate sulla scrivania. Lui ha invece i primi bottoni della camicia slacciati, la cravatta allentata. Sta bevendo bourbon. Declan lo annota, ma non dice nulla a riguardo: se vuole ignorare i suoi problemi cardiaci, non sarà certo lei a ricordarglieli.

- Perdonami. Stavi uscendo?
- Ero sulla porta.
- Non ti tratterrò molto, ma ho considerato che non ci sentivamo da tempo.
- Mi hai mandato un messaggio cinque giorni fa.
- A cui non hai risposto.
Nella voce di Derek non c'è rimprovero: la freddezza che talvolta coglie sua moglie lo trova abituato e l'ha, in passato, anche divertito. Sono ormai anni che le cerca addosso spiragli di umanità, ma non trovarne non l'ha mai turbato. Studia Declan come si studierebbe un meccanismo, ed è sicuro che l'analisi sia ricambiata.
- Avrei bisogno della tua presenza tra una settimana: siamo stati invitati alla presentazione della primavera teatrale del Teatro Repubblicano di Capital City.
- Sarò presente. 
- Pensi di potermi ospitare a casa tua o preferisci prenda un albergo?
- Sto ridecorando, c'è molto disordine: ti suggerirei un albergo.
E' una bugia, ma come al solito Derek ci mette qualche istante a individuarla. Non se ne risente troppo, limitandosi a rivolgerle un sorriso rammaricato.

- Non indossi l'anello.

Declan non ha bisogno di guardarsi le dita.
- Dubito ci sia qualcuno che non sappia del nostro matrimonio, Derek.
- Nonostante ciò.
Derek solleva la mano sinistra: all'anulare, la fede nuziale che hanno deciso di scambiarsi qualche settimana dopo il matrimonio, nonostante non fosse nella tradizione di Xinhion.
- Fammi sapere quando arriverai esattamente.
- Lo farò senz'altro. Ti auguro buona serata.
- A te. 
Declan è la prima a chiudere la chiamata. Si alza, indossa il cappotto, guarda il c-pad: ha ancora dieci minuti. Raggiunge il tavolino su cui è poggiato il vaso contenente il prezioso fiore autentico regalatole da una Yiji. Ricorda a memoria le istruzioni sulla sua cura, prima tra tutte: annaffiarlo due volte al giorno. Appena arrivata in ufficio, prima di uscirne. Ne sfiora i petali delicati con le dita, sentendone la consistenza liscia. Si porta le dita al viso, cercando di individuarvi l'odore del fiore. Ne osserva la terra, lo stelo resistente. Ne sistema la posizione, ruotando appena il vaso esattamente al centro del tavolo.

Esce quando mancano ancora cinque minuti all'appuntamento, senza averlo innaffiato.

26/03/15

you're killing me here



Shiangye Hotel, Sobborghi di Lòng City
23 Febbraio 2517

Eric Jansen è un uomo inaffidabile, questo Declan l'ha sempre saputo. Quando entra nella stanza d'hotel, la prima cosa che nota è la finestra spalancata. Costeggia il muro con calma, la moquette rende soffice il rumore dei tacchi da seicentottanta dollari. Preme il touchscreen al lato della finestra, osservando la saracinesca abbassarsi lentamente. Indossa ancora i guanti.

"Sapevo sarebbe finita così - lui è seduto al bordo del letto - per entrambi. Incatenati mentre affondiamo"

Strofina i palmi delle mani l'uno contro l'altro, con crescente ansia euforica. Il modo impreciso in cui porta la giacca, l'assenza della cravatta, il colletto slacciato, le rughe agli angoli degli occhi neri. Tutto quello che un tempo le piacque, la incuriosì, le sembra adesso l'affresco scontornato di un uomo perduto. Patetico.

"Cosa ti hanno chiesto esattamente?"

Eric alza la testa. Gli occhi terrorizzati gli si riempiono della figura di Declan Khan. I capelli raccolti, la linea sottile del corpo fasciata dal cappotto di velluto, le labbra tinte di rosso.

"Ogni cosa. Sapevano ogni cosa"
"Se avessero saputo ogni cosa adesso non ne staremmo parlando. Sii specifico"
"Mi hanno chiesto delle azioni della Weyland e di quelle della Blue Sun. Hanno tracciato i miei movimenti, gli acquisti poco prima del lancio sul mercato della nuova linea di upgrades navali... gli investimenti su Roanoke prima dell'uscita della notizia sui giornali"
"Sanno anche di LS-9?"
"Sanno tutto. E' finita".

Declan Khan dubita sia finita. Nonostante ciò, il senso di allarme le cola lungo la schiena e la raggela al contrario, fermandosi alla base del collo. Niente di ciò che pensa traspare dall'espressione ferma e concentrata, gli occhi chiari così vuoti da sembrare assenti.

"A quanto sono salite le azioni Weyland?"
"Cosa?"
"Le azioni Weyland. La borsa di Horyzon aprirà a minuti. Si prevede un più cinque percento. Devi andare a ritirare ogni cosa."
"Declan..."

Eric si alza. Le va incontro e le afferra le mani sottili, ancora coperte. Le stringe con tutta la forza che ha, ricevendo da lei solo un leggero irrigidimento e uno sguardo indecifrabile, valutativo.

"E' finita. Arriveranno a te presto, forse stanno già bussando a casa tua."
"Abbiamo quattrocentosessantaquattromila dollari da incassare."
"Non capisci. E' finita. Dobbiamo andare via, come avevamo progettato. Adesso. Subito." 

Gli uomini disperati l'hanno sempre disgustata. Ha un fremito quando, nel prendere il viso di Eric tra i guanti sottili, lui gli sfugge come un coniglio a una trappola mal piazzata. Uno squilibrato. Ne segue le tracce fino a ridosso della finestra: lui preme la fronte contro il vetro chisuo e respira a fondo, agitato. Lei si avvicina lentamente al suo fianco, rimane dietro il muro. L'analisi è il suo campo, e non ha mai avuto difficoltà ad applicarlo a situazioni di crisi. Adesso, quindi, non può che analizzare la necessità di rinunciare ad alcuni obiettivi per tutelare l'unica priorità: se stessa.

Accarezza la schiena di Eric con la punta delle dita. Lo rassicura, gli sorride dolcemente innamorata. Lui annega nel suo sguardo rapace e la ascolta dire ti ho amato dal primo momento in cui ti ho visto, e forse abbiamo un'altra opzione. Eric ci crede con tutte le sue forze. Lui, nell'analisi, non è mai stato un granché. 

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Centrale di Polizia di Lòng City, Xinhion
28 Febbraio 2517

"Forse non dovrei... ma mio marito è davvero il suo più grande fan..."

Derek sorride per la fotocamera. Si lascia immortalare al fianco dell'agente Dobson, un uomo secco di una quarantina d'anni, stempiato e con la pelle color ambra. Poi fa un gesto vago, di scherno, mentre l'agente controlla la buona riuscita della foto sul display olografico. E' uscita bene (Derek Bark esce sempre bene in foto). La ripone e torna a registrare la loro conversazione. Il suo box non è molto spazioso né accogliente, ma si è preoccupato di far portare quantomeno una tazza di caffè al celebre Bark.

"Allora, andiamo avanti... scusi se le chiederò cose che mi ha già detto... serve per i documenti, sa..."
"Non si preoccupi, agente, faccia pure il suo lavoro: sono a sua completa disposizione."
"Grazie. Allora, la sera del ventitré febbraio del corrente anno, dove si trovata?"
"Presso la mia abitazione."
"Da che ora a che ora, orientativamente?"
"Il mio ultimo appuntamento della giornata è stato alle diciotto, quindi dubito di essere tornato più tardi delle otto di sera. E di solito non vado a dormire più tardi delle undici"
"Anche quella sera?"
"Non ho motivo di pensare altrimenti."
"Bene, bene... ed era solo?"
"No: quando sono tornato mia moglie era già a casa."
"Sua moglie che è... - mi scusi, sa, per la registrazione"
"Mi scusi lei: mia moglie è Declan Khan, ed era già in casa."
"Ed è rimasta in casa per tutto il tempo?"

"Sì. Siamo andati a dormire insieme."
"E lei è sicuro che non si sia allontanata, o che non sia uscita senza dirglielo, magari?"

"Ciò farebbe di me un uomo molto distratto."
"Si spieghi."
"Io e Declan dedichiamo le serate ad attività condivise. Vediamo holofilm, o leggiamo, o usciamo."
"Quella sera in particolare cosa avete fatto?"
"Abbiamo ascoltato l'ultimo concerto per orchestra del maestro Jason Fa, dopodiché ci siamo ritirati nelle nostre stanze."
"Verso che ora?"
"Non saprei. Le nove e mezza, forse le dieci?"
"Pensavo andasse a dormire alle undici, di solito."

Derek sorride splendidamente: non ha bisogno di fare più che smuovere leggermente le labbra per convogliare l'esatta dose di scanzonata canaglieria che lo rende così gradevole al pubblico.

"Non ci siamo messi subito a... dormire, se capisce cosa intendo."


Dobson ride, vagamente a disagio, ma tentando di apparire disinvoltamente amichevole.


"Capisco, capisco... quindi mi conferma che la signora Khan è rimasta con lei tutta la sera del ventitré febbraio?"
"Certo, lo confermo."
"Dovrebbe essere un uomo molto distratto per smentirlo..."

Derek ride alla battuta dell'agente come se la trovasse onestamente brillante. Sa di non averne bisogno, di averlo già ipnotizzato. Ma è un attore capace, e si attiene alla sua parte fino all'ultimo.

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Villa Bark-Khan, Lòng City
23 Febbraio 2517

 E' mezzanotte e mezza quando il suo rientro lo sveglia. Derek indossa la sua vestaglia di pregiatissima lana naturale e scende in cucina, dove la trova occupata nell'eseguire con precisione maniacale il rituale del tè. Capisce che qualcosa non va dal primo sguardo.

"Cosa è successo?", chiede rimanendo sull'uscio.

Declan non risponde subito. Ha buttato disordinatamente il cappotto sulla penisola, e ora vi poggia le mani e tende le braccia, guardando in basso per un lungo istante.

"Ho bisogno che tu faccia una cosa per me - dice chiaramente, ma a voce bassa. - E ho bisogno che tu non me ne chieda mai il motivo."

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Strada, Lòng City
28 Febbraio 2517

Le luci della città che non dorme mai le sfuggono dietro lo sguardo. Rothman guida velocemente, e Derek è seduto al suo fianco, sui sedili posteriori della limousine. 

"Forse dovresti trovare un pretesto per lasciare Xinhion per un po', almeno finché non chiudono le indagini. Seguirò io la questione."
"Sì. Penso che farò così."

Declan osserva fuori dal finestrino, sovrappensiero. Suo marito potrebbe per un attimo giurare come sia la prima volta che le trova addosso un briciolo di preoccupazione. Le prende la mano e se la conduce alle labbra, baciandole morbidamente le nocche in uno di quei rari gesti di affetto che normalmente riservano per quando hanno un pubblico.

"Andrà tutto bene - le dice col suo sorriso da incantatore - e sei in debito."

E' la cosa che la preoccupa di più.

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Shiangye Hotel, Sobborghi di Lòng City
24 Febbraio 2517

"Un bel modo del cazzo per ammazzarsi", osserva Dobson. "Si è capito chi è questo poveraccio?". E' in fondo un brav'uomo, e ha un briciolo di pietà anche per i tossici che vengono ritrovati morti di overdose negli hotel. Qualcuno recupera il suo IdN dai pantaloni, lo striscia su un lettore.
"E' un broker di Jutòu", informano. "Jensen, Eric."




31/05/13

in sickness and in health



Declan sollevò lo sguardo dal libro quando suo marito, steso in un letto d'ospedale, iniziò a muoversi. Era un libro di carta, di quelli che lui amava collezionare. Non aveva mai capito a fondo il suo feticismo per la stampa vecchio stile, ormai rimasta viva solo nei pianeti del rim e del border più barbaramente arretrati. Lo teneva in mano con fastidio, e dover ogni volta girare le pagine era terribilmente fastidioso. Lo trovava uno spreco di tempo. Quello che stava leggendo, poi, conteneva un romanzo di chissà quale aspirante autore dei mondi esterni, amante dei periodi brevi e diretti. Elementari, avrebbe detto.

Derek Bark aprì gli occhi. Vide, dietro il velo appannato delle cornee, una bella donna con i capelli morbidamente raccolti dietro il capo e un qipao rosso che le lasciava le gambe scoperte dalle ginocchia accavallate in giù. Lei attese qualche minuto prima di rivolgerglisi, seppur ne seguì pazientemente con gli occhi tutto il lento risveglio.

"Come ti senti?"
"Cosa mi hanno dato?"
"Potresti gentilmente rispondermi, prima di porre a tua volta una domanda"
"Declan, ti prego... cosa mi hanno dato?"

Lei rimase in silenzio qualche secondo. Senza cravatta, con gli occhi velati e steso sul lettino dell'Osborne General Hospital di Lòng City, suo marito sembrava un anziano indigente e terribilmente fragile. Lei sentì qualcosa girarle lo stomaco, e lo riconobbe come il modo comune in cui tendeva a manifestarsi il suo orgoglio ferito.

"Hai avuto un infarto miocardico acuto mentre eri in riunione. Sei stato trasportato d'urgenza alla Osborne, dove ti hanno somministrato dei nitrati e dei fibrinolitici. Volevano somministrarti della morfina per il dolore, ma te l'ho fatta sostituire con un analgesico diverso, ricordando della tua allergia. Ho dato poi il consenso per l'angioplastica e avvertito i tuoi figli. Dovrebbero arrivare tra pochi giorni".
"Non avresti dovuto avvertirli"
"Non mi hai mai detto di avere problemi di cuore".

Calò il silenzio, Derek la guardò. Aveva sperato, nella confusione del risveglio, che lei gli avrebbe risparmiato quella discussione, o che avrebbe perlomeno voluto rimandarla.

"Cosa avrei dovuto dirti. Che sono un povero vecchio e morirò prima di te? Devo averti sopravvalutata, se non l'avevi già considerato".

Declan non parve ferita. Si alzò in piedi e chiuse il libro, poggiandolo sulla comoda sedia che l'aveva ospitata per tutto quel tempo. Si avvicinò al letto con calma, il suo passo scandito solo dal rumore dei tacchi.

"Quanto tempo dovrò rimanere qui?"
"Credono una settimana, ma in ogni caso ti farò trasferire domani alla Blue Sun Koreetic Clinic."
"Hai paura che scappi?"
"Abbiamo il migliore reparto di cardiologia del pianeta, e non ho intenzione di lasciarti nelle mani di medici meno che eccellenti"
"Alla Koreetic ci sono liste d'attesa lunghe mesi, Declan"
Lei sollevò appena il capo: "mi offende se credi che queste problematiche plebee si applichino alla mia persona, Derek. Forse mi hai sottovalutata"; l'ironia era sottile e vendicativa, come sempre.

Lui rise debolmente e provò a tirare su il busto. Era una mossa azzardata e affrettata, ma lei non fece niente per fermarlo: lasciò che si rendesse conto da solo di non averne le forze, fissandolo mentre tornava ad accasciarsi dolorante sul letto. Riconobbe nella mollezza della sua postura i muscoli sciolti di un cavallo azzoppato, steso su un fianco, e quasi senza rendersene conto si sorprese a ragionare sulla soluzione più efficiente adoperata con i cavalli zoppi. Non si vergognò dei suoi pensieri neanche quando capì che Derek li avrebbe indovinati.

"Non voglio trattenerti, sicuramente avrai da fare"
"In effetti è così. Domani ho una giornata singolarmente intensa. Ti ho comunque fatto portare due cambi puliti, il tech reader con il nostro archivio completo e tutti i tuoi - sospirò - polverosi libri cartacei. Non credo ti annoierai"
"Sei stata molto premurosa, Declan"
"Tengo fede al contratto" rispose lei con un sorriso morbido. Senza chinarsi su di lui per baciarlo, gli fece un cenno lieve col capo e, come una perfetta sconosciuta, uscì dalla stanza senza guardarsi indietro. Derek ne ascoltò la camminata sostenuta e scandita dal rumore dei tacchi. Cercò nel ritmo del passo un'incertezza, per quanto breve. Ma non si stupì quando non la trovò.



24/03/13

red dress


"L'hai fatto appendere, finalmente"
"Sì. Lo volevo al suo posto per quando verrà a trovarmi"
"Presto?"
"Credo di sì. Credo di piacerle"

Derek rimase sul ciglio dello studio.

"Ci sono poche persone a cui non piaci. Ed è perché le fai sentire a disagio - sorrise - ceni con me stasera?"

Declan sospirò e con un gesto volatile della mano accumulò al lato della visuale le varie olografie, in modo da poter guardare il marito direttamente.

"Volentieri, ma ne ho almeno per un'ora. Puoi prenotare, intanto"
"Pensavo di provare il nuovo ristorante nel distretto Sai-Gi"
"Benissimo, sì"
"Metterai il vestito rosso?"

Declan scosse il capo e rise piano.

"L'ho mandato a lavare, pensavo quello blu scuro"
"Quello nero di velluto?"
"Ti piace di più"
"E' più aderente. Esibire una moglie quasi trent'anni più giovane di me è una delle poche gioie della mia vita..." accentuò il tono fatalista e sospirò in modo teatrale.
"Derek, devo lavorare" lo rimproverò lei divertita, indicandogli eloquentemente la porta.
"Il vestito nero..."
"Fuori"

Declan girò la sedia su cui si trovava di centottanta gradi e alzò lo sguardo sull'holografia parziale che riproduceva interminabilmente una serie di visuali aeree notturne di Koroleva e di Horyzon. Quella sera, indossò uno splendido abito color perla. 

vedute aeree di Koroleva e Horyzon. Regalo di matrimonio di Anya Krushenko e Scott Chaplim